Un' iniziativa di MSDCon il patrocinio di ANTURE, Associazione Nazionale Tumore del ReneSocietà Italiana di Urologia, dal 1908
logo campagna fianco a fianco, uniti contro il carcinoma renale
infermiera tiene per la mano di una paziente con carcinoma renale

Trattamento

A fronte di una diagnosi di carcinoma renale o carcinoma a cellule renali (RCC, Renal Cancer Carcinoma) è essenziale individuare la tipologia di trattamento da intraprendere.

Per questo è molto importante affidarsi a un’equipe medica multidisciplinare, che generalmente è formata da un urologo, un oncologo medico e un radioterapista oncologo, ma può vedere coinvolte anche altre figure.

Nel contesto del tumore al rene, l’intervento chirurgico rappresenta il trattamento principale. Negli stadi più avanzati della malattia e/o in presenza di metastasi, si possono prendere in considerazione le terapie a bersaglio molecolare, l’immunoterapia o la somministrazione combinata di farmaci.

La chemioterapia trova invece indicazione in un istotipo raro e molto aggressivo definito carcinoma renale dei dotti collettori o di Bellini, strutture del rene che si trovano nella porzione terminale dell’organo, mentre la radioterapia può essere impiegata come palliativo o per il trattamento mirato di metastasi in specifiche sedi. Attualmente, per questa patologia, non sono ancora disponibili marcatori (o markers) utili, tuttavia questi sono oggetto di studio da parte della comunità scientifica. I markers sono sostanze facilmente rintracciabili nel sangue, che possono confermare e affinare la diagnosi di alcuni tipi di tumore.

In assenza di indicazioni specifiche sui marcatori è importante non indugiare e iniziare subito la terapia prescritta dagli specialisti, ricordando che per una migliore risposta ed efficacia dei trattamenti il fattore tempo è essenziale.

Come in tutte le terapie, i trattamenti antitumorali possono comportare effetti collaterali (anche detti comunemente effetti indesiderati o reazioni avverse), la cui intensità varia da persona a persona e sulla base del tipo di terapia adottata. Generalmente si tratta di effetti per lo più transitori, che diminuiscono o scompaiono qualche giorno dopo la somministrazione oppure, se ritenuto necessario dal tuo medico, con la sospensione della cura. In ogni caso, in presenza di sintomi o reazioni comparse dopo un intervento o un trattamento antitumorale, è fondamentale non trascurare il problema e fare riferimento al proprio medico.

Pianificazione del trattamento

Il percorso da seguire è definito dal team di specialisti, spesso coadiuvati da un anatomo patologo, uno psicologo, un nutrizionista, un fisioterapista e un infermiere specializzato nel trattamento dei pazienti oncologici.

Durante la pianificazione del trattamento, l'equipe considera fattori come:

  • Le condizioni generali di salute del paziente e la sua età
  • La stadiazione della neoplasia
  • La presenza di altre patologie, ovvero di "comorbilità"
trattamento

La presenza contemporanea di altre patologie, definita comorbilità, è, per esempio, un elemento estremamente delicato perché può diventare una controindicazione all’asportazione chirurgica della massa tumorale e delle sue eventuali metastasi e all’assunzione di specifici farmaci.

Durante il colloquio medico-paziente, il primo mette a servizio dell’interlocutore le sue competenze cliniche, mentre il secondo esterna dubbi, valori, aspettative, preferenze e propensione al rischio.

Il consenso informato

Il paziente non può essere sottoposto ad alcun tipo di trattamento senza previo consenso informato. Per questa ragione, lo specialista fornisce tutte le informazioni necessarie circa:

  • Tipo e durata del trattamento consigliato
  • Vantaggi e svantaggi
  • Eventuali alternative terapeutiche disponibili
  • Rischi o effetti collaterali significativi

Dopo aver illustrato quanto sopra e risposto a eventuali domande, il paziente può firmare il modulo di consenso dichiarando così di aver compreso quanto gli è stato proposto e autorizzando l’equipe medica a mettere in atto i necessari trattamenti.
Prima di apporre la firma, è fondamentale che ogni singolo passaggio del colloquio sia chiaro e, per questo, non deve esserci alcun timore da parte del paziente nel chiedere ulteriori precisazioni.
In questa fase, è essenziale essere consapevoli di quanto accadrà e dei possibili effetti delle procedure e/o trattamenti.

L'intervento chirurgico

chirurgo parla con paziente prima dell intervento per carcinoma renale
L’intervento al rene rappresenta, ove possibile, l’opzione terapeutica principale e spesso il trattamento necessario per raggiungere una possibile guarigione.
Allo stato attuale, sono disponibili diversi approcci chirurgici ed è compito dello specialista decidere quale strada percorrere. Tra i fattori da considerare ci sono le dimensioni del tumore, l’eventuale presenza di metastasi, l’età del paziente e le sue condizioni generali di salute. L’intervento per la rimozione del tumore del rene è la nefrectomia, effettuata con chirurgia tradizionale, con chirurgia laparoscopica o robotica.
In generale, tutti i tipi di chirurgia sono associati ad effetti collaterali, la cui intensità varia anche a seconda del tipo di intervento cui il paziente è stato sottoposto (se più o meno esteso e sulla base della tecnica utilizzata). Per conoscere bene i potenziali rischi e le reazioni cui si potrebbe andare incontro è bene parlare con il medico proprio prima dell’operazione. Il sintomo più comune che, nel caso di una nefrectomia effettuata con tecnica chirurgica tradizionale, può perdurare per diverse settimane dopo l’operazione, è dolore lieve nella sede dell’intervento e sul lato del corpo operato.

Come in altre procedure chirurgiche, oltre al dolore possono comparire:

  • Stanchezza
  • Nausea o vomito causati dall’anestesia
  • Dolore e/o gonfiore addominale
  • Perdita di appetito

L’intervento al rene, inoltre, può essere associato a un basso rischio di complicanze post-operatorie, gestite dagli operatori in ospedali, fra cui quelle più diffuse sono:

  • Infezione
  • Emorragia
  • Polmonite post-operatoria
  • Reazioni allergiche agli anestetici

Le terapie a bersaglio molecolare

Nel carcinoma renale, quando sono presenti o si sviluppano metastasi, si possono prendere in considerazione le terapie a bersaglio molecolare (anche chiamate terapie mirate o farmaci intelligenti). Queste terapie, che rappresentano un’importante frontiera della medicina personalizzata, agiscono su un bersaglio (di solito un recettore - una proteina) espresso in misura maggiore sulla superficie o all’interno delle cellule tumorali.
La terapia, pertanto, non è più scelta solo ed esclusivamente in funzione del distretto anatomico sede del tumore, ma anche in rapporto a parametri molecolari che variano da caso a caso.
In linea generale, le terapie a bersaglio molecolare bloccano l’azione del bersaglio, ovvero del recettore, arrestando così la crescita delle cellule tumorali. In altri casi, il farmaco è diretto invece contro un altro componente, quale la molecola che si lega al recettore per attivarlo.
A differenza della tradizionale chemioterapia, queste terapie agiscono in modo più mirato su una molecola o su un processo associato alle cellule malate senza colpire (o almeno colpendo in maniera ridotta) quelle sane, limitando così gli effetti indesiderati.

Tuttavia, possono comunque comparire questi sintomi:


  • Manifestazioni cutanee
  • Diarrea
  • Nausea
  • Affaticamento

Meno frequentemente si possono rilevare reazioni allergiche.



È fondamentale segnalare tempestivamente la comparsa di questi sintomi al proprio medico di riferimento che studierà la migliore strategia personalizzata per gestire al meglio la situazione in sicurezza.

L'immunoterapia

L’immunoterapia per il tumore del rene costituisce un’ulteriore arma, insieme alle terapie a bersaglio molecolare, per affrontare la malattia, ad oggi, negli stadi più avanzati.
Questo trattamento rappresenta l’ultima frontiera nella lotta contro il cancro dopo terapie più classiche, quali per esempio la chemioterapia e la radioterapia.
A differenza dei trattamenti antineoplastici tradizionali, che si concentrano sulle cellule tumorali in sé, il target dell’immunoterapia è rappresentato dal sistema immunitario. Quest’ultimo viene stimolato in modo tale da consentirgli di riconoscere e attaccare in modo selettivo le cellule malate, innescando una risposta contro il tumore.
I farmaci vengono solitamente somministrati in vena e possono causare degli effetti generalmente gestibili seguendo le indicazioni del proprio medico di riferimento. Una delle strategie utilizzate nell’ambito dell’immunoterapia riguarda l’impiego di farmaci che rientrano nella famiglia dei cosiddetti inibitori dei checkpoint immunitari.
I checkpoint immunitari sono particolari molecole, prodotte dal nostro organismo, che frenano la risposta immunitaria e che però allo stesso tempo impediscono al sistema immunitario di reagire contro il cancro.
I farmaci di questa famiglia, utilizzati anche per il carcinoma renale, inibiscono i checkpoint immunitari, dunque “tolgono il freno” al sistema immunitario, libero finalmente di combattere anche il tumore.

Gli effetti collaterali più comuni dell’immunoterapia sono:


  • Manifestazioni cutanee (irritazioni, prurito, secchezza della cute, vitiligine, eritemi ed eczemi)
  • Sintomi simil-influenzali
  • Nausea, vomito e diarrea, generalmente di intensità moderata
  • Abbassamento della pressione
  • Reazioni allergiche (il cui rischio è analogo a quello di altri farmaci)


Altri effetti comuni legati all’immunoterapia riguardano reazioni autoimmuni, per la cui gestione esistono apposite linee guida.
È fondamentale segnalare tempestivamente la comparsa di questi sintomi al proprio medico di riferimento che studierà la migliore strategia personalizzate per gestire al meglio la situazione in sicurezza.

La radioterapia

La radioterapia è un trattamento basato sull’uso di radiazioni ad alta energia dirette verso il tumore, che serve ad eliminare le cellule tumorali cercando allo stesso tempo di risparmiare quelle sane.
Può essere impiegata come trattamento palliativo nella gestione dei sintomi della malattia in stadio avanzato oppure per aggredire specifiche sedi di metastasi; non rappresenta però un trattamento d’elezione per il carcinoma renale, a causa della minore sensibilità di questo tumore nei confronti delle radiazioni rispetto ad altre neoplasie.
Tuttavia, ci sono prospettive di applicazione con la cosiddetta radioterapia stereotassica (SBRT), una tecnica che consente di superare questa scarsa sensibilità e somministrare elevate dosi di radiazioni dirette verso piccoli target tumorali distruggendoli mediante la necrosi tumorale. Tra i candidati ideali della SBRT ci sono gli anziani e i soggetti con carcinoma renale primario che, a causa di diverse ragioni, non possono sottoporsi all’intervento chirurgico.
In caso di carcinoma a cellule renali oligometastatico, ovvero con lesioni metastatiche limitate per numero e sede, la SBRT sembra essere molto promettente per eradicare la malattia metastatica e procrastinare il trattamento sistemico.

La radioterapia può causare effetti collaterali la cui entità dipende dalla dose di radiazioni e dalla durata del trattamento. Fra le reazioni più comuni ci sono:


  • Nausea
  • Vomito
  • Stanchezza


Se il trattamento è svolto allo scopo di attutire i sintomi, gli effetti collaterali risultano generalmente lievi. Soprattutto nel caso in cui i disturbi persistono è bene informare il radioterapista o il proprio medico di riferimento per trovare la strategia di gestione più corretta.

La chemioterapia

La chemioterapia per il trattamento del carcinoma renale prevede la somministrazione, per via endovenosa o orale, di farmaci antitumorali in grado di annientare le cellule malate inducendone la morte (con un’azione detta citotossica).
Il tumore del rene è però estremamente resistente alla chemioterapia e attualmente non ci sono indicazioni chiare rispetto all’impiego di questo trattamento. Solo particolari tumori rari, quali il carcinoma renale dei dotti collettori, vengono trattati con la chemioterapia.

Nella chemioterapia i farmaci agiscono non soltanto sulle cellule malate, ma anche su quelle sane, e questo può comportare vari effetti collaterali. Tra gli effetti indesiderati e più frequenti della chemioterapia si segnalano:

  • Alopecia (la perdita parziale o totale di capelli e peli)
  • Ulcerazioni della mucosa orale
  • Perdita di appetito
  • Nausea e vomito
  • Stipsi e diarrea
  • Anemia
  • Riduzione delle difese immunitarie
  • Riduzione delle piastrine
  • Fatigue (o stanchezza)

L’ormonoterapia

L’ormonoterapia (o terapia ormonale) consiste nella somministrazione di farmaci atti a contrastare l’attività degli ormoni che stimolano la crescita della neoplasia. Allo stato attuale, il carcinoma renale non sembra però rispondere all’ormonoterapia, seppure per diverso tempo gli scienziati l’abbiano ritenuta una strategia percorribile.